Tra vicoli e terraruli


Vicolo di Ostuni ph Beppe Blasi

Il borgo antico di Ostuni è denominato “la Terra”, termine usato in epoca medievale per designare le città fortificate. Nel tempo tale appellativo è rimasto nell’uso degli Ostunesi per indicare il vecchio quartiere. Ancora oggi abitare nella “Terra” significa vivere nel centro storico ostunese. Una storia, quella della popolazione residente nelle vene del cuore antico, che ha attraversato miserie e sofferenze prima, e rilancio economico e sociale dopo. L’abbandono delle case negli anni ‘60 e inizio anni ’70 coincise con l’emanazione della legge Fanfani, a seguito della quale i finanziamenti all’edilizia popolare comportarono una migrazione di molti “terraruli” in aree più moderne (come il quartiere “Melogna”).
Il rione si svuotò. Lasciare “la Terra” voleva dire andare via da un borgo povero, migliorando le proprie condizioni di vita. Successivamente, in seguito ad una riqualificazione delle piccole casette incastonate nella roccia del colle, il cuore del centro storico riprese a pulsare di vitalità, divenendo meta ambita da turisti provenienti da ogni parte del mondo.

Una serpentuosa via conduce verso la chiesa Cattedrale, molte altre conducono verso meravigliosi e sconosciuti vicoletti, accarezzati da un vento che mai abbandona Ostuni.
Inerpicarsi tra scale e terrazze, salire e poi scendere dalle strette viuzze ingentilite da tratti architettonici e colorate dai rossi gerani, invogliano il visitatore a perdersi in questo candido labirinto .
Conosciuta come la Città bianca per il colore delle case tinte con latte di calce, il centro storico di Ostuni trasmette ai visitatori fascino e serenità.
Intorno al 1800 Ostuni fu dilaniata da un periodo di siccità che provocò epidemie e carestie. Gli stessi abitanti pensarono pertanto di poter arginare i rischi da infezioni e malattie imbiancando i vicoli e le case del borgo con la calce, ritenendo che ciò disinfettasse.
Ancora oggi le pietre di calce racchiuse nei sacchi vengono gettate in pozzi e cisterne per la purificazione delle acque pluviali raccolte.

Case di Ostuni

Curiosità: Sala, arcuéve e cammarìne nel dialetto ostunese indica la tipica casa popolare in cui in poca antica viveva la famiglia. Una casa modesta, di piccole dimensioni, ma funzionale alle esigenze di una vita semplice. In una parete della sala si apriva l’arcuéve, termine di origine araba che indica una nicchia delimitata da un tramezzo in muratura con apertura profonda ad arco in cui veniva posto il letto matrimoniale. Ad accogliere gli altri letti nonché a fungere da dispensa alimentare provvedeva “lu cammarìne”, altro vano di piccole dimensioni, mentre per il riscaldamento del nucleo familiare nonché alla cottura dei cibi c’era il cucinino (fornacetta). Oggi chiunque ristruttura una casa antica cerca pur sempre di “mantenere in vita” e quindi rispettare l’originale architettura.

Da sapere: in estate dai parcheggi di via Giosuè Pinto parte una navetta gratuita ogni dieci minuti  che svolge il seguente itinerario: via Pisanelli, via Specchia, corso Mazzini, piazza Libertà, via Cavour, piazza Matteotti, via Semerano, ponte del Poveruomo, via Pinto.